Essere attenti è una capacità sempre più necessaria e imprescindibile al giorno d’oggi. I continui stimoli che riceviamo e le miriadi di informazioni che dobbiamo “digerire”, ci costringono a fare una selezione, perché il nostro cervello non è in grado di analizzare tutto. Come fare, allora, per essere davvero attenti?
Che cos’è l’attenzione?
Attorno a questo tema c’è stato ed esiste ancora un dibattito molto ampio. Molti studiosi si sono interrogati su cosa sia l’attenzione e su come funzioni.
Per prima cosa, è necessario definire il termine. Con la parola attenzione ci si riferisce allo stato mentale relativo al qui e ora. Se siamo attenti, allora la nostra mente è vigile e concentrata sul luogo e sul momento presente.
Meno è meglio
Il fatto stesso di essere attenti, inoltre, implica in se stesso la necessità di dare maggiore importanza ad alcune cose piuttosto che ad altre. È necessario, in altre parole, selezionare solo alcuni tra gli innumerevoli stimoli a cui siamo sottoposti.
Secondo gli studiosi, infatti, lasciar perdere alcune cose per concentrarsi su altre è esattamente la definizione di focalizzazione. Inoltre, sapendo che la capacità di elaborare informazioni del nostro cervello è limitata, è estremamente consigliabile focalizzarsi su meno stimoli, in modo da porvi quanta più attenzione possibile.
Attenzione implicita vs attenzione esplicità
Esistono due modi attraverso i quali dirigiamo l’attenzione verso qualcosa. Il primo, definito “goal driven”, o attenzione esplicita, si manifesta quando dirigiamo volontariamente la nostra concentrazione verso uno stimolo. Esempio: siamo concentrati su un libro che stiamo leggendo.
Il secondo modo, definito “stimulus driven”, o attenzione implicita, si manifesta quando il nostro cervello viene “rapito” inconsciamente da uno stimolo esterno e di fatto poniamo attenzione a quello. Esempio: alziamo lo sguardo dal libro che stiamo leggendo perché abbiamo sentito la sirena di un’ambulanza.
È molto importante riconoscere questi aspetti, perché gli stimoli esterni sono in continua competizione per ottenere la nostra attenzione e, di volta in volta, lo stimolo più intenso ha sempre la meglio. Ecco perché, per riuscire a essere focalizzati è importante ridurre al minimo gli stimoli esterni, anche abbassandone l’intensità.
Le 4 dimensioni dell’attenzione
Quando si parla di attenzione dobbiamo tenere a mente 4 dimensioni fondamentali:
- Intensità
Questa dimensione riguarda il livello di attenzione che va da un minino (il sonno) a un massimo (il panico). Un livello di attenzione medio è quello che permette le prestazioni migliori al nostro cervello. È fondamentale, per essere focalizzati, restare lontani dai due estremi di questo continuum.
2. Direzione
La direzione che diamo alla nostra attenzione si suddivide tra stimoli esterni (impliciti o espliciti) e stimoli interni (pensieri ed emozioni). È importante evitare che l’attenzione cambi direzione spesso, perché, in tal modo, si rischi di non essere affatto concentrati.
3. Intenzione
Questa terza dimensione riguarda la differenza che abbiamo fatto in precedenza relativa agli stimoli impliciti o espliciti. Il livello di intenzione varia a seconda del livello di volontà con cui ci concentriamo su qualcosa.
4. Estensione
L’ultima dimensione riguarda il contesto verso cui stiamo ponendo attenzione. Più è vasto, più la nostra attenzione è estesa. È il caso in cui stiamo osservando un paesaggio per la prima volta e vogliamo catturare il maggior numero di aspetti e sensazioni. Se, al contrario, l’estensione è molto ristretta, significa che siamo concentrati sui dettagli; stiamo, per esempio, correggendo un testo scritto o modificando una porzione di un’immagine.
L’attenzione: una risorsa limitata
La nostra attenzione è una risorsa limitata, non ci stancheremo mai di dirlo. Per questo motivo pensare a quanta intensità, quale direzione, quale intenzione e quanta estensione mettiamo in un dato compito può aiutarci molto a raggiungere più alti livelli di focalizzazione.
Infine, è opportuno ricordare che l’eccesso di stimoli affatica enormemente il nostro cervello. Ecco perché è importante predisporre dei momenti di relax e ristoro, per fare in modo che la mente possa essere più focalizzata quando necessario