Essere felici è forse l’ambizione di ogni persona per la propria vita. Tutti vorrebbero avere un’esistenza piena di gioia e di soddisfazione. Ma cosa vuol dire “essere felici?”. Quali sono i fattori che davvero aumentano il nostro livello di contentezza?
Siamo nati mediamente felici
Innanzitutto è d’obbligo affermare che non siamo nati per essere felici, o per lo meno non per esserlo a lungo. Numerosi studi, infatti, hanno scoperto che nella maggior parte delle persone, anche quelle che sperimentano grandi successi o eventi particolarmente gioiosi, il livello di contentezza non sale mai più di una certa soglia. E se raggiunge un picco, nel giro di poco tempo torna a quote più standard.
Questo perché la capacità di trovare soddisfazione per ciò che facciamo è un mezzo e non un fine. L’evoluzione, infatti, usa la felicità per spingerci a compiere azioni utili a tramandare la nostra specie. Per questo, siamo stati forgiati mediamente felici: in grado di sperimentare momenti di grande contentezza, ma con la tendenza a tornare sempre a un più basso livello di soddisfazione standard.
Gioia, felicità e contentezza: quali differenze?
Abbiamo capito che per la maggior parte della nostra vita sperimentiamo un livello medio di felicità. Ma quali differenze ci sono tra i concetti di gioia, felicità e contentezza? Insomma, che cos’è la felicità?
Quella che viene sempre rappresentata per mostrare felicità, in realtà, è la gioia (grandi risate, momenti di svago, divertimenti). Essa è un’emozione e come tutte le emozioni è effimera. Spesso non dura più di un minuto e si alterna ad altre emozioni che il nostro cervello è in grado di elaborare.
La contentezza, invece, è un umore, uno stato d’animo. È qualcosa che può durare anche molte ore, ed è molto più radicato nel profondo del nostro inconscio. È, in altre parole, il modo con cui ci approcciamo agli avvenimenti della vita.
Quando parliamo di felicità, dovremmo parlare di contentezza più che di gioia, perché ci si riferisce a qualcosa relativo alla soddisfazione nella vita reale. La felicità è quindi definibile come un “umore di fondo”, che ci rende più o meno sensibili alle emozioni che proviamo durante la vita.
Se il nostro umore di fondo è particolarmente alto, saremo più propensi a sperimentare momenti gioiosi. Al contrario, se è basso, ci sentiremo tristi più facilmente.
La via per raggiungere la felicità
Ora che abbiamo compreso che cos’è la felicità, non resta da chiedersi cosa dobbiamo fare per essere felici. L’unica strada percorribile è quella di aumentare la nostra “soddisfazione di fondo” per poter godere al meglio delle piccole gioie della vita.
La “soddisfazione di fondo” è la risultante di molti fattori diversi. Il primo fra tutti è innato: con il sorriso, un pò, ci si nasce. Alcuni individui, infatti, nascono con una predisposizione cerebrale all’ottimismo e sono in grado di godere maggiormente dei bei momenti dell’esistenza.
In secondo luogo, la “soddisfazione di fondo” viene plasmata in maniera netta durante l’infanzia. Secondo gli studiosi, maggiori sono le emozioni positive provate da un bambino, maggiore sarà il suo livello di soddisfazione quando sarà adulto. Le emozioni positive aiutano lo sviluppo dei bambini, sia in termini personali che sociali, spingendoli ad avere maggior successo nella vita da adulti.
Infine, la “soddisfazione di fondo” è pesantemente influenzata dalle relazioni che mettiamo insieme durante la nostra vita. Numerosi studi hanno dimostrato che emozioni positive legate azioni di generosità e di solidarietà aumentano il benessere di base, mantenendolo alto. Chi opera principalmente da solo ed egoisticamente, sperimenta grande gioia nel momento del successo, ma non ottiene una felicità durevole.
Il segreto per la felicità: essere grati, generosi e arricchire la propria vita con esperienze da condividere con gli altri. Lo dice la scienza!